Il World Economic Forum sulla blockchain: “Cambierà le infrastrutture finanziarie”
Il futuro delle infrastrutture finanziarie passa per la decentralizzazione. La blockchain, l’innovativo registro “peer to peer” introdotto da Bitcoin per la validazione delle transazioni della criptovaluta, e più in generale tutte le tecnologie di tipo “distributed ledger”, sono all’altezza delle aspettative generate finora. Contribuiranno a rimodellare processi e sistemi finanziari nel medio e lungo termine. E’ la prospettiva che emerge da uno studio realizzato dal World Economic Forum in collaborazione con Deloitte.
Blockchain e DLT
La blockchain è un database sicuro, distribuito su più nodi interconnessi e univoci, che grazie alla crittografia può registrare e autorizzare transazioni senza bisogno dell’approvazione di una singola autorità riconosciuta, come la banca centrale nel caso di una valuta. ”Distributed Ledger Technology”, o DLT (lett. “libro mastro digitale distribuito”), è invece una terminologia più generica per indicare tutte le tecnologie ispirate della Blockchain originale, l’idea geniale di cui Satoshi, il fantomatico creatore di Bitcoin, è stato il pioniere.
Investitura importante
Quella del World Economic Forum è un’investitura ufficiale di tutto rispetto da parte dell’istituzione che rappresenta i centri di potere più minacciati dall’avvento delle criptovalute e dalle tecnologie che le rendono possibili.
Ma non è un controsenso. Blockchain e DLT nel corso degli ultimi anni si sono gradualmente svincolate dalle proprie origini controverse, come dimostrano le applicazioni sempre più ampie di questo tipo di registri transazionali: dallo scambio sicuro di dati sensibili, alla gestione dell’identità digitale, passando per lo compravendita di proprietà online. E un partito danese, Alleanza Liberale, nel 2014 ha proposto di usare questo tipo di tecnologia per sviluppare un sistema di voto telematico sicuro, scevro da qualsiasi rischio di brogli elettorali.
Ottimismo con cautela
L’ottimismo dello studio del WEF per il potenziale delle tecnologie blockchain, completamente svincolate dall’applicazione principale in ambito valutario, sia chiaro, è controbilanciato da una serie di conclusioni che suonano cautelative.
“La DLT non è una panacea”, si legge nel documento, “piuttosto va vista come una delle tante tecnologie che formeranno le basi delle infrastrutture finanziarie di prossima generazione”.
E ancora: “Le applicazioni più importanti di DLT avranno bisogno di una profonda collaborazione fra gli incumbent, gli innovatori e i regolatori, con aggiunta di complessità e ritardi nelle implementazioni”.
Bank of England
Un cauto ottimismo era già arrivato da un’altra grande istituzione come la Banca d’Inghilterra. Durante una relazione alla Camera dei Lord che si è tenuta a fine luglio 2016 il sostituto governatore per le Politiche Monetarie, Dr. Ben Broadbent, ha espresso fiducia nel potenziale della blockchain e della DLT.
“Non ritengo che questa tecnologia possa peggiorare i rischi sistemici che già esistono,” ha detto Broadbent, dando prova di maestria nell’arte inglese dell’understatementistituzionale. “Ci sono diversi aspetti da considerare, ma alcuni elementi della tecnologia potrebbero rendere il sistema più robusto”.
L’app di Santander
Mentre la banca centrale misura le parole, Santander U.K. ha scelto di investire risorse per esplorare meglio il potenziale della blockchain. L’istituto di credito, primo nel Regno Unito, ha annunciato l’introduzione di un sistema di pagamenti internazionali tramite app che utilizza proprio il database distribuito per tenere traccia delle transazioni e renderle sicure. Il software, disponibile solo per iOS, si collega ad Apple Pay e permette di inviare dalle 10 alle 10.000 sterline ovunque nel mondo, approvando i pagamenti tramite Touch ID. Al momento l’app è disponibile solo per i dipendenti che hanno aderito ad un programma pilota, ma i piani di Santander prevedono la pubblicazione sull’App Store al termine della fase di test interni.
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Independent researcher and consultant, Tech Writer at Blockchain Technology. From Italy