La lenta ma inesorabile evoluzione delle cryptomonete può essere il motore della nuova rivoluzione industriale.
La storia dell’uomo è scandita dal progresso tecnologico. Il passaggio dalla preistoria all’età del bronzo è segnato dall’invenzione della scrittura e dall’acquisizione di tecniche di lavorazione del metallo e da lì in poi i momenti di discontinuità si sono susseguiti sempre più frequenti.
Non sempre queste innovazioni hanno avuto impatti istantanei. Anzi, molto spesso gli impatti immediati sono stati negativi e il nuovo equilibrio ha richiesto complessi e lenti adeguamenti.
Tuttavia vi sono momenti particolari della nostra storia dove un’invenzione tecnologica ha portato a cambiamenti rapidi e globali e, a giudicare dalla correlata crescita demografica, anche democratici.
Sono denominate rivoluzioni industriali ma hanno, di fatto, cambiato radicalmente il sistema socio economico gettando le basi per le successive rivoluzioni socio-politiche.
La prima rivoluzione industriale è iniziata in Inghilterra e si deve all’invenzione della macchina a vapore nel 1705. Portò in pochi anni l’economia basata sull’artigianato e il commercio locale a convertirsi in produzione industriale e commercio globale.
E’ interessante notare come la macchina a vapore sia indicata (insieme alla spoletta volante che permise la costruzione di telai industriali) come il fattore caratterizzante di questo processo evolutivo. In realtà è stata una sua applicazione pratica il vero elemento dirompente che ha impattato la vita di tutti in pochissimo tempo: la locomotiva, ovvero la realizzazione della rete ferrovia.
Infatti, mentre da secoli le vie commerciali marittime erano attive e ben organizzate, la logistica interna del continente euroasiatico e quello nord-americano erano ancora al livello medioevale basate sulla trazione animale. Il vero motore della rivoluzione è stata la costruzione della rete ferroviaria che ha permesso alle industrie di crescere e sfruttare tutta la potenza dei loro impianti a vapore potendo rapidamente inviare merci in un mercato enormemente più ampio e più vicino di prima. Il mondo iniziava a essere più piccolo.
La terza rivoluzione industriale
Da allora le innovazioni tecnologiche si sono susseguite in modo vorticoso. L’invenzione del personal computer è sicuramente in altro evento storico che ha segnato un momento di passaggio, tuttavia gli impatti globali si sono concretizzati lentamente, in non meno di trenta anni e ancora oggi moltissime persone vivono senza possederne uno.
Nel 1990 però si registra un momento di discontinuità: la creazione del web.
In soli cinque anni dalla creazione del primo sito web sono comparse Amazon, E-Bay e Google e migliaia di altre Dot.Com che hanno portato conoscenza (il vero patrimonio dell’uomo moderno), servizi e prodotti a disposizione di tutti in ogni parte del mondo.
Ritengo pertanto che il 1990 possa essere indicato come l’inizio della terza rivoluzione industriale e che il web sia il suo elemento simbolico.
Ma se il web è la “macchina a vapore” di questa rivoluzione industriale, cosa è svolge il ruolo della “ferrovia”? Ovvero, quale sarà l’elemento essenziale per rendere compiuta la rivoluzione socio economica in corso?
Il tema è stato ampiamente studiato e discusso da illustri scienziati molto più titolati di me ma devo dire che tutte le analisi mi hanno lasciato un po’ perplesso.
Tra i fattori indicati come elementi strategici che supporteranno le prossime fasi di questa rivoluzione troviamo i BIG DATA, ma la tecnologia dei BIG DATA si applica appunto a grandi masse d’informazioni. Chi non ha queste masse non ha alcun beneficio da questo sviluppo tecnologico.
Ai Big Data manca quindi la caratteristica di essere impattanti in modo diretto sulla nostra vita.
Un secondo tema è l’industria 4.0 ovvero la digitalizzazione del sistema industriale globale.
Interessante tema tecnico-economico, ma di nuovo non vedo significativi impatti globali: interi stati (ad esempio il Regno Unito) l’economia si basa su servizi e intermediazione. Molti altri paesi sono ancora strettamente dipendenti dalla produzione di materie prime (che è certamente un’industria, ma non è tra le quelle che vedranno significativi vantaggi dalla digitalizzazione). In altri ancora il sistema produttivo è fortemente legato alla mano d’opera. Quindi la digitalizzazione non può avere forti impatti.
Anche in questo caso quindi mancano i presupposti affinché gli effetti si vedano in modo diretto e globale.
C’è invece un settore che è stato solo sfiorato dalle varie rivoluzioni che si sono susseguite negli ultimi quattro secoli: il settore finanziario-bancario.
Certo, dai tempi dei Medici, che con la “lettera di vettura” hanno creato il sistema interbancario, le cose sono evolute anche in banca, ma l’organizzazione dell’industria bancaria mondiale è sostanzialmente stabile dal 1800 con una minima evoluzione all’inizio del 1900 con il consolidamento del ruolo delle banche centrali.
Una rivoluzione in questo settore avrebbe un impatto trasversale nella vita di tutti e di ogni settore economico.
La nascita del nuovo sistema bancario mondiale
Se non fossero stati creati algoritmi di cifratura che permettono di trasmettere informazioni sensibili e transazioni economiche su rete pubblica, Internet sarebbe solo un sistema di comunicazione alternativo al telefono e il web usato solo per Wikipedia.
Tuttavia la progressiva evoluzione degli algoritmi di cifratura ha portato a un evento imprevisto: l’invenzione della tecnologia Bitcoin che ha sua volta ha permesso la nascita di molte monete virtuali (tra cui l’omonima BITCOIN).
Il Bitcon ha condensato un’intera banca in un singolo indirizzo.
Il sistema bancario ha assolto a molti compiti importanti ma indubbiamente, in quanto attività industriale con scopo di lucro, ha anche la responsabilità di molte situazioni negative. Penso a fallimenti provocati da operazioni troppo rischiose, speculazioni selvagge, e soprattutto si può imputare al sistema bancario internazionale il ruolo di fortissima lobby che ha condizionato le politiche socio-economiche mondiali che sono attraversate da continue crisi finanziarie e da cui derivano anche conflitti armati.
Quest’ultimo fattore è oggi saldamente in mano alle banche centrali e dal loro operato derivano direttamente impatti sulla vita di tutti.
Si può sostenere che le banche centrali operano nell’interesse dei risparmiatori/cittadini in quanto emanazione dei governi e quindi istituzione democratica. Ma questo fatto non intacca minimamente il problema: ogni decisione presa dalle banche centrali ha effetti che subiamo in quanto non abbiamo strumenti per proteggere i nostri risparmi o le nostre aziende.
Ovviamente non mi illudo che un sistema alternativo possa essere perfetto ma sicuramente il fattore umano è un elemento critico del sistema attuale e per questo motivo applaudo alla nascita della tecnologia delle cryptomonete.
Additate come strumenti per gestire traffici illeciti, sono denigrate dai principali commentatori finanziari e sono addirittura considerate oro digitale da altri.
Il mio punto di vista in estrema sintesi è questo:
- La cryptomoneta, in particolare la tecnologia basata su blockchain, è un’industria. Il costo delle monete riflette quindi i costi sottostanti necessari per far funzionare il sistema.
- I costi sono tanto più alti quanto maggiori sono le transazioni, quindi il prezzo sale di riflesso.
Nessun oro digitale quindi. Pura e semplice economia industriale.
Quello che è un po’ meno evidente è come la cryptovaluta può rivoluzionare il mondo bancario.
Per comprenderlo occorre riassumere chi sono gli attori del sistema economico-finanziario-bancario:
- In basso ci sono banche commerciali e di investimento. Raccolgono capitali e li investono nei mercati con l’obiettivo aumentare il valore e ottenere un margine.
- Più sopra ci sono le banche nazionali che controllano l’operato delle banche commerciali per tutelare i risparmiatori (in EU ormai questo compito è passato alla BCE).
- A lato ci sono i mercati finanziari, dove capitali e imprenditori si incontrano.
- Sopra ci sono le autorità monetarie (banche centrali) e di controllo (Authority).
- Infine ci sono i legislatori, l’autorità giudiziaria preposta a giudicare e le autorità di polizia preposte a indagare.
Tutta questa organizzazione ha un costo enormemente maggiore di quanto abbia oggi Bitcoin, eppure la tecnologia Bitcoin la integra e sostituisce totalmente, con due soli elementi:
- Gli algoritmi che governano il sistema senza possibilità di arbitrio da parte di alcuna autorità esterna o lobby di potere o singolo essere umano.
- Una rete di “miners” che svolgono il compito tecnico a protezione del sistema
Dato che le rivoluzioni sono fenomeni evolutivi e dato che l’evoluzione in natura segue il principio della maggiore efficienza, ritengo inevitabile che questo sistema, molto più efficiente, andrà progressivamente e inesorabilmente a sostituire quello attuale.
Ma non basta. L’evoluzione non si ferma.
Infatti, osservando come funziona Bitcoin, si può rilevare un’analogia con il sistema interbancario: spostare denaro tra due conti Bitcoin ha un costo come lo spostamento tra due conti di due banche.
Tradotto in parole più semplici, è come se il sistema Bitcoin avesse fatto collassare le banche a semplici indirizzi, ma non abbia saputo eliminare la rete interbancaria.
Il prossimo e decisivo passo: IOTA
L’evoluzione non si ferma ed è guidata dall’efficienza. Non c’è voluto molto perché arrivasse un nuovo Bitcoin privo di questi (e altri) difetti. Si chiama IOTA.
Per me IOTA è la “ferrovia” della rivoluzione industriale iniziata con la diffusione del web.
IOTA permette di sostituire completamente il sistema bancario senza effetti collaterali: www.carriota.com un esempio di sistema bancario-finanziario a costo zero basato su questa tecnologia.
Tuttavia l’elemento maggiormente significativo è che IOTA è l’elemento strutturale essenziale senza il quale non si possono realizzare componenti strategici: Industry 4.0 e Big Data.
Penso che la tecnologia delle cryptomonete sarà il fattore “ferrovia” della terza rivoluzione industriale:
- La ferrovia ha permesso alle fabbriche di funzionare a pieno regime potendo vendere i loro prodotti in un mercato più ampio e più vicino.
- IOTA permette a macchine di gestire transazioni economiche senza le quali la loro esistenza non si giustificherebbe.
Infatti, non subendo costi per spostare valore tra due conti, con IOTA si possono spostare anche quantità molto piccole, anche millesimi di euro. E lo si può fare con minima capacità di calcolo distribuita.
Diviene così possibile creare sensori che si ripagano da soli vendendo i dati che producono (datum.iota.org per vedere un esempio pratico).
Diventa così possibile comprare grandi masse di dati prodotti in tempo reale da sensori ampiamente diffusi senza doverli possedere e gestire (datum.iota.org).
Conseguentemente, sia l’analisi dei Big Data e l’Industry 4.0 potranno compiersi e dare vantaggi concreti a tutti noi realizzando l’obiettivo di una rivoluzione socio-economica globale.
Rivoluzione che non si può compiere con le rigidità dell’attuale sistema bancario-finanziario.
Rivoluzione, ben inteso, che mi piacerebbe vedere guidata dal sistema bancario, non subita.
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