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Lanieri accetta la criptovaluta


L’e-commerce italiano che vende abiti di sartoria su misura è la prima azienda innovativa del settore a consentire pagamenti in valuta virtuale. Il fondatore Maggi: “Ce lo chiedono i nostri clienti internazionali, tanti hanno accumulato grandi somme in bitcoin e ora le vogliono spendere”

di FILIPPO SANTELLI

20 settembre 2017

 

L'alta moda si paga in bitcoin, la startup Lanieri accetta la criptovaluta
I fondatori di Lanieri Simone Maggi e Riccardo Schiavotto

ROMA – Magari non soppianteranno dollari o euro, monete correnti nei bar o nelle pizzerie. Di certo però l’esplosione dei bitcoin, con il valore della criptovaluta cresciuto di quattro volte da inizio anno, ha arricchito diverse persone. Che ora quei soldi “virtuali” li vogliono spendere. “E’ stato uno dei nostri migliori clienti a chiederci di pagare in bitcoin”, racconta Simone Maggi. “Un sudafricano che si occupa proprio di monete digitali e ha ordinato vestiti per 12 mila euro”. Così Maggi ha deciso di provare. Da oggi la sua Lanieri, e-commerce italiano che vende abiti su misura di alta sartoria, è la prima startup del suo settore al mondo, e la prima azienda innovativa in Italia, ad accettare pagamenti in bitcoin. Un completo base, anziché 700 euro, lo si potrà pagare tra 0,3 e 0,4 bitcoin.
In fondo, spiega Maggi, per lui c’è poco da perdere e parecchio da guadagnare. Il bitcoin, è vero, ha una volatilità pazzesca, in poche ore può schizzare in alto o in basso anche del 20%. Ma questo rischio legato al “cambio” non lo corre Lanieri. La startup infatti ha integrato sul proprio sito la piattaforma di pagamento Bitpay, un emule di PayPal dedicato alle criptomonete. Il cliente quindi versa dal suo borsellino la somma in bitcoin (facendo attenzione al tasso di cambio applicato), ma nelle casse di Lanieri, in cambio di una commissione, a entrare sono i tradizionali euro. Da guadagnare, invece, ci sono nuovi clienti con i borselli virtuali piedi di critpovalute da spendere. Al momento, con il suo valore vicino ai 4 mila dollari, nel mondo circolano oltre 65 miliardi di dollari in bitcoin. La maggior parte nelle mani di investitori professionali esperti di tecnologia, per lo più stranieri, un target ideale per l’alta moda online di Lanieri. La startup, che al negozio virtuale affianca una rete di atelier fisici dove provare gli abiti, vende in 50 Paesi e ha chiuso lo scorso anno con 2 milioni di euro di fatturato, che quest’anno dovrebbe raddoppiare. Il valore medio del singolo acquisto è di circa 400 euro, ben superiore a quello di altri e-commerce, cifra che rende sensato un pagamento in bitcoin.
Qualche giorno fa il gran capo di JpMorgan Jamie Dimon ha definito i bitcoin “una truffa, una bolla destinata a esplodere”. Nel frattempo il governo cinese ha avviato una stretta sulle critpomonete, abolendo le offerte di nuove valute virtuali (le Ico) e limitando le operazioni degli “exchange”, gli scambi dove queste possono essere comprate o vendute in cambio di yuan. Ma questo blocco, secondo Maggi, è un vantaggio, visto che ora tante persone che possiedono bitcoin, secondo le stime tra 5 e 16 milioni nel mondo, possono monetizzarli solo spendendoli nella loro forma virtuale. Se si esclude il Giappone, dove molti hotel, ristoranti e negozi li accettano, il numero di aziende globali che consente pagamenti in bitcoin è ancora limitato: Expedia, Microsoft, Subway, Tesla e PayPal sono quelle più conosciute. Ora c’è anche Lanieri.
@filipposantelli

 
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